Corciano, Il borgo nascosto dell’Umbria tra storia e poesia

Corciano: il tempo che cammina piano

C’è un borgo, tra le colline che separano Perugia dal Trasimeno, dove il tempo ha deciso di rallentare.
Un luogo dove il vento profuma di ulivo, le pietre parlano sottovoce, e i gatti dormono sereni sulle soglie.
Quel borgo si chiama Corciano, uno dei borghi più belli d’Italia.

L’ho scoperto vivendo accanto a lui, giorno dopo giorno, come si conosce una persona: all’inizio da lontano, poi poco a poco più da vicino, finché non ci entri dentro senza nemmeno accorgertene.

Arrivando, non c’è rumore. Solo il fruscio delle foglie e il suono regolare dei tuoi passi sulla pietra. Le mura medievali abbracciano il centro storico come a proteggerlo da un mondo che corre troppo.
Non è un caso: Corciano è nato per resistere.
Si narra che Coragino fosse un compagno di Ulisse, il celebre eroe greco dell’Odissea. Durante il lungo viaggio di ritorno dalla guerra di Troia, Ulisse e i suoi uomini attraversarono il Mar Mediterraneo, affrontando mille peripezie. Secondo la leggenda, una delle tappe fu l’Italia centrale. Qui, Coragino si separò da Ulisse e decise di fermarsi in Umbria, incantato dalla bellezza delle colline, dei boschi e dalla tranquillità del luogo.

Il punto dove decise di stabilirsi era un colle dominante sulla valle del Trasimeno, perfetto per osservare e difendere il territorio circostante. Qui fondò un villaggio, che nel tempo prese il suo nome e divenne Corciano – dal latino “Curtius Corianus” o direttamente da “Coragino” secondo la leggenda popolare.

 

 

Forse non è vero, ma se passeggi per le sue vie all’alba, puoi immaginartelo davvero, quell’eroe stanco, che si ferma tra queste colline e decide di restare.

 

 

 

Dentro le mura, ogni angolo è un incontro.
Una piazzetta inaspettata, un arco fiorito, una bottega dove il tempo sembra essersi fermato al secolo scorso.
E poi, la chiesa madre: Santa Maria Assunta. Piccola, austera, silenziosa. Ma se alzi gli occhi, ti accorgi che sopra l’altare ti guarda una Madonna dipinta da Pietro Perugino, il pittore della luce. È un’opera che non ti schiaccia con la sua grandezza, ma ti accarezza con la sua dolcezza.

Corciano non si mostra, si lascia scoprire.

C’è un piccolo museo, la Casa Contadina, nascosta tra due vie tranquille. Dentro, tutto è rimasto com’era: il letto in ferro battuto, i panni stesi, la madia con la farina. Camminare tra quelle stanze è come entrare nella memoria di una nonna che non c’è più, ma che ha lasciato la porta aperta.

E poi c’è l’estate.

Ad agosto, quando le giornate si fanno più lente e il sole si addormenta più tardi, Corciano si trasforma. Le vie si riempiono di fiaccole, tamburi e voci in costume: è il momento del Gonfalone, la grande festa medievale che rievoca la vita del borgo nel Quattrocento.
È uno spettacolo di suoni e colori, ma anche di orgoglio: ogni contrada partecipa, ogni angolo si anima, ogni persona diventa parte della storia.
Si mangia nei vicoli, si assiste a duelli, si ascolta musica antica sotto le stelle. È come aprire un libro e trovarsi dentro una pagina illustrata.

Ma la vera magia di Corciano non sta nei grandi eventi, né nelle opere d’arte. Sta nel modo in cui ti accoglie.
È un borgo che non ti travolge, ma ti avvolge. Che non vuole impressionarti, ma accompagnarti.
Ti dice: “Fermati un attimo. Respira. Guarda che bellezza c’è, anche quando nessuno la guarda.”

Io qui ci vivo. E ogni volta che passo sotto la porta medievale, sento di entrare in un luogo che mi fa bene.
Per questo ho voluto iniziare il mio blog da qui.
Perché Corciano non è solo un borgo. È un modo di vedere il mondo.

E spero, con questo racconto, di avertelo fatto vedere anche a te.

Ti aspetto qui, nel mio agriturismo a due passi dal centro, per partire insieme alla scoperta dell’Umbria che non fa rumore.
Ma che, se la ascolti, racconta storie bellissime.

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